Omeopatia
La scelta di un rimedio omeopatico non è affatto semplice e si basa essenzialmente sul principio fondamentale che il ‘simile cura il simile’, cioè una sostanza che può causare sintomi se assunta in dosi elevate, può essere utilizzata per trattare i sintomi simili se somministrata in dosi minime.
MA COME AVVIENE TUTTO CIÒ?
Secondo questo principio, l’omeopatia per curare una malattia utilizza sostanze che nell’uomo sano provocano sintomi simili a quelli della malattia stessa, senza peraltro avere nessun effetto tossico e agiscono per normali interazioni chimiche uguali a quelle che avvengono nel nostro organismo con i farmaci prescritti dalla medicina tradizionale.
È il dosaggio dei principi attivi a fare la differenza: in omeopatia le dosi somministrate sono così piccole da annullare gli effetti collaterali. Per questo i rimedi omeopatici si usano con pazienti delicati come anziani, bambini e lattanti, donne in gravidanza o che stanno allattando.
Si possono utilizzare all’apparire dei primi sintomi o come terapie complementari ad altri trattamenti.
Il rimedio omeopatico ancora oggi suscita molte critiche e viene etichettato come trattamento non convenzionale, ma a nostro avviso potrebbe essere un utile supporto ad integrazione delle terapie mediche convenzionali piuttosto che un’alternativa ad esse.
L’omeopatia ha straordinarie potenzialità a patto che sia applicata non come un’alternativa alla medicina tradizionale, assolutamente mai in sostituzione di cure per malattie gravi, frutto di protocolli di ricerca sperimentati, ma come un metodo valido per stimolare la regolazione della forza vitale.
La guarigione quindi non sarebbe effetto diretto soppressivo della sostanza somministrata (“legge dei contrari”), ma della reazione del soggetto, dovuta, secondo l’omeopatia classica, all’azione di una cosiddetta “forza vitale” [Hahnemann, 1985].
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